Alle ore 8:00 del mattino ventuno colpi a cannone annunciano la Domenica di Pasqua.
Verso le ore 11:00, dalla Chiesa di Santa Maria La Nova esce la processione del "Venerabile", che vede la partecipazione dell'Arciconfraternita di Santa Maria La Cava; l'Ostensorio con il SS. Sacramento viene portato in mano da un sacerdote, sotto un grande baldacchino a quattro aste.
Apre la processione un pesantissimo stendardo ('u stunnardu), di seta azzurra con ricami in oro, "... con la stella ricamata in oro ed una grossa nappa, in punta, a toccare terra, appeso ad una lunga asta, che si flette ad arco viene portato, legato alla cintola, da giovani, che danno così prova del loro vigore. Procedono a passi misurati, l'asta infilata in un coppo di cuoio, appeso sul davanti, con una cinghia stretta ai fianchi, il busto piegato all'indietro, un braccio steso, a reggere l'asta; la punta dello stendardo a strisciare per terra" (B. Cataudella, "Scicli. Storia e Tradizioni").
Un momento di intensa emozione e spettacolarità è quando in tarda mattinata, al rientro dello "Stunnardu", una folla di giovani, facendo ressa, solleva sulle braccia la statua dell'"Omu Vivu" e, al suono dell'Inno di Busacca, procede con andatura avanti-indietro, dall'interno della chiesa fin sul sagrato dove, finalmente, verso le ore 12:00 appare alla folla in attesa, rendendo visibile fino al "piano del Cònsolo" la bella statua del Cristo Risorto.
Il Cristo è rappresentato nelle sembianze di un giovane dal corpo armonicamente vigoroso, coperto da una fascia giallo dorata, da un mantello rosso che gli copre il collo, con alle spalle i raggi del sole nascente, simbolo di rinascita, la patena in testa e la mano destra alzata e benedicente, mentre con la sinistra regge un vessillo azzurro, il colore della resurrezione.
Al suono della Marcia Reale e ancora dell'Inno di Busacca la statua avanza, oscillando, per la via Santa Maria la Nova.
Esplode la "festa degli Uomini", come bene l'ha cantata Vinicio Capossela, dopo aver visto la statua che "...con le tre dita la Via sembra indicare", mentre "barcolla, traballa sul dorso della folla".
"Vent'anni fa per la prima volta finii a Scicli il giorno di Pasqua,
con Jacopo e Carmelo Chiaramonte. La festa non sembrava granché, cattiva
musica e bancarelle, fino a che finimmo dentro la chiesa attratti dai
boati. Ci dissero che era una miscela di paganesimo, fede e gallismo,
poi si levò il grido collettivo: Gio-Gio-ia…la statua del Cristo risorto
condotta a spalla uscì all'aperto investita da una selva di garofani e
poi iniziò a barcollare oltre ogni limite di velocità pedonale sulle
teste della folla inseguita da una banda in uniforme rossa che suonava
sempre lo stesso pezzo, una marcia reale chiamata Busacca. Fu una
epifania, una folgorazione: l'espressione più festosa della vittoria
sulla morte" ha scritto in un post il noto cantautore Vinicio Capossela.
Nel post il cantautore chiude sottolineando come "In questi giorni di poca gioia, in cui la morte sembra entrare dai pori del mondo, che l'uomo vivo ci ricordi la sacralità della vita, di ogni vita, il valore di ogni vita umana".
Nel post il cantautore chiude sottolineando come "In questi giorni di poca gioia, in cui la morte sembra entrare dai pori del mondo, che l'uomo vivo ci ricordi la sacralità della vita, di ogni vita, il valore di ogni vita umana".
Non sempre la processione inizia dopo la prima uscita; a volte i
portatori entrano ed escono dalla chiesa più volte.
Una volta fuori l'"Omu Vivu" inizia a girare come una trottola
sul sagrato, la gente assiepata ai bordi applaude e sostiene i
portatori. Non ci sono regole o confraternite autorizzate a portare la
statua, chiunque può unirsi.
La processione segue sempre il breve
percorso tra la Chiesa di Santa Maria La Nova e la Chiesa del Carmine ma
l'andamento, le soste e "i giri" sono imprevedibili. La statua,
sorretta da mille braccia osannanti avanza in un mare di folla sempre col suo andamento "ad onda", a tratti si sbilancia, pende da un lato o dall'altro, sembra cadere ma alla fine si rialza e riparte.
Dai balconi i devoti lanciano petali di fiori, una
pioggia di garofani e rose accoglie il Cristo al suo passaggio e quando
arriva vicino la chiesa della Consolazione viene salutato con una "maschiata", uno spettacolo pirotecnico concluso da botti rumorosi e
secchi.
Con un incedere incerto e altalenante "u Gioia" arriva fino a piazza Busacca, si inchina davanti la statua del
benefattore Pietro di Lorenzo Busacca, e gira intorno alla piazza finché
i portatori stremati non decideranno di deporlo nella Chiesa del
Carmine. Non si può prevedere il momento in cui la processione mattutina
si concluderà, quasi sempre dopo le ore 14:00, spesso anche dopo le ore 15:00.
È certamente difficile descrivere, a chi non ha visto questa festa almeno una volta, il tripudio della folla, fra le grida di "Evviva" e "Gio-gio-gio- Giooooia!" e la pioggia di petali di fiori che scendono dai balconi al passaggio della statua.
Nel pomeriggio (intorno alle ore 16:00), la statua del Cristo Risorto viene
nuovamente portata in processione su un carrello che viene spinto tra le
vie del centro storico. Questo è un momento più religioso e meno folcloristico, e allo stesso tempo meno seguito.
La festa esploderà nuovamente dopo le ore 22:00 quando l'"Omu Vivo" ricomincerà il suo giro sulle spalle dei portatori.
Lascerà la Chiesa del Carmine per dirigersi verso il quartiere della
Consolazione, passerà anche da via Francesco Mormino Penna dove i
portatori si fermeranno per far girare la statua vorticosamente davanti
la Chiesa di San Michele. Attraverserà strette vie, correrà tra la gente
fino ad arrivare in fondo alla Cava di Santa Maria La Nova e non prima
delle ore 3:00 di notte rientrerà nella sua chiesa.
La parte conclusiva della festa è emozionante.
La
folla è meno numerosa, i portatori sono stremati ma continuano ad urlare
e sollevare "u Gioia". Fanno gli ultimi "giri" sul sagrato, spinti
dall'inno suonato dalla banda, entrano in chiesa e, dopo gli
ultimi sussulti, si fermano e ripongono la statua.
I volti sono rigati dalla fatica,
si può notare una grande soddisfazione velata da un alone di tristezza:
tutti sanno che potranno riabbracciare il Cristo Risorto solo fra un
anno.
Prima di lasciare la chiesa i devoti si accalcano per aggiudicarsi uno dei garofani che adorna la "vara" ai piedi della statua. Il garofano è il fiore del Gioia: che
sia rosso o bianco tutti vogliono portarne uno a casa perché si creda
porti fortuna.
Con il fiore in mano rivolgono l’ultimo saluto all'"Omu Vivu" che è diventato nuovamente una statua; ci vorrà un anno prima di rivederlo correre per le vie di Scicli, un anno e poi sarà nuovamente "Gioia"!
- Testo a cura del dott. Francesco Stanzione, sulla base di informazioni tratte dal web.
- Foto tratte dal web.






